Eccoci all'appuntamento con Susi e la rubrica mensile....ma oggi una piccola sorpresa....
Io vi ricordo come sempre Il Ricettario...potete partecipare anche voi!! (cliccate sulla foto per maggiori dettagli)...vi lascio a Susi..
Ciao a tutti.
Per questo mese interrompiamo il nostro viaggio alimentare
per una parentesi diversa.
Vorrei farvi leggere un articolo scritto da un mio collega,
che ci spinge a riflettere su cosa mettiamo nel piatto.
L’attenzione rivolta all’alimentazione negli
ultimi decenni non ha eguali nella storia dell’uomo. Ogni cittadino di un Paese
occidentale o comunque industrializzato ha, in ogni momento, la possibilità di
essere informato riguardo ciò che mangia: caratteristiche peculiari di un
alimento, origine della materia prima, filiera di produzione del prodotto
finito, composizione dei nutrienti all’interno, quantità di calorie presenti e
inoltre ha la possibilità di essere aggiornato dagli studi medici e di settore
riguardo la chimica e la biologia dei prodotti. Ma non solo. Infatti, negli
ultimi anni, l’interesse per l’alimentazione o, più in generale, per tutto ciò
che riguarda il mondo del cibo è dilagato anche nei canali di comunicazione di
massa per merito di rubriche giornalistiche, forum internet e format TV o web
dedicati alla cucina e a tutto il mondo che ne gira intorno: i cosiddetti
“cooking shows”. Beh, direi che ormai si sente e si mangia di tutto!
Dato che siamo ormai ‘cannibali’ di informazioni
sull’argomento “alimentazione”, vorrei, anche io, dare una mia opinione sulla
materia in discussione e approcciare all’argomento ricostruendo una breve
storia dell’uomo e delle sue abitudini alimentari.
Il genere umano, come tutti sappiamo, ha avuto un
percorso evolutivo molto complesso e, ancora oggi, continuiamo ad approfondire
il discorso in merito alla nostra origine. Ovviamente non è questa la sede né,
tantomeno, abbiamo referenze per poterne discutere, però possiamo avvalerci del
nostro intelletto e della nostra curiosità per riflettere su come la nostra
alimentazione e nutrizione si siano adattate al nostro cambiamento fisiologico
o anche semplicemente comportamentale.
Per poter portare avanti questa riflessione,
bisogna considerare l’ultimo grande passo evolutivo del genere umano che si
riscontra nel Paleolitico inferiore e superiore; in questo periodo
preistorico si sono distinte rispettivamente due discendenze evoluzionistiche:
l’uomo di Neanderthal e l’Homo Sapiens. Questi due uomini, i più simili a noi
oggi, sono vissuti in aree geografiche completamente diverse ma avevano molti
elementi che li accomunavano, tra i quali spicca la caratteristica di essere
entrambi predatori, cacciatori, pescatori e anche raccoglitori di vegetali
occasionali come bacche, arbusti, radici e cose di genere simile. Dunque, è
evidente che i nostri progenitori conducessero uno stile di vita nomade il
quale obbligava loro ad una economia di sopravvivenza. Ovviamente erano a
conoscenza dell’uso del fuoco; dunque la loro dieta era sì prevalentemente
vegetariana ma non mancava loro la possibilità di avere un apporto proteico da
carni animali o pesce. Questo periodo storico possiamo dunque definirlo “pre
agricolo” e fu tale fino all’ultima grande glaciazione.
In seguito a questa ultima glaciazione e dopo che
la situazione climatica migliorò, l’Homo sapiens sapiens poté dare un
cambiamento radicale al suo stile di vita e quindi, conseguentemente, alla sua
alimentazione. Infatti la sedentarietà, che iniziò a caratterizzare l’uomo,
indusse tutte le comunità ad abbandonare un modello di vita nomade basato
sull’economia di sussistenza e preferirono stanziarsi e dedicarsi
all’agricoltura e all’allevamento, migliorando notevolmente la qualità della
loro vita e definendo così una imponente crescita demografica. Questo periodo
definito appunto “agricolo” (10 mila – XVI secolo D.C.) vide inoltre sorgere
tantissime nuove tecniche di lavorazione della terra e anche gran parte della
tecnologia agricola in uso fino al successivo periodo che andremo ad
analizzare, cioè il periodo “agricolo-industriale”.
Infatti dal XVII secolo in poi, l’uomo ha
cambiato radicalmente gran parte delle usanze in voga fino al periodo
precedente. Per merito della rivoluzione scientifica e
dell’industrializzazione, non solo vi sono stati cambiamenti nel settore
meccanico, tessile, siderurgico, manifatturiero ed altri ancora, bensì anche
l’industria alimentare cominciò a svilupparsi. È proprio in questo momento
storico che l’idea della produzione in serie viene accolta anche nel settore
agro-alimentare; dunque iniziano a sorgere fabbriche e marchi che ancora oggi
sono presenti nei nostri supermercati. Queste aziende, infatti, hanno favorito
un nuovo modello di alimentazione e soprattutto hanno dato vita alla
contemporanea vena consumistica del settore alimentare di cui, noi tutti, oggi
siamo spettatori. Il cibo non era e non è più qualcosa da dover ricercare e non
vi è neppure più bisogno che tutti coltivino il proprio orticello per poter poi
mangiare, poiché ormai la produzione in grandi quantità di alimenti è a carico
di importanti aziende. Questo modello ha dei vantaggi e degli svantaggi come
anche gli altri due esposti in precedenza. Infatti uno dei grandi vantaggi è
quello di poter garantire l’approvvigionamento continuo dei mercati, non
rischiando mai periodi di assenza di cibo come accadeva nei secoli precedenti,
i quali spesso erano caratterizzati da carestie ed altre sciagure che piegavano
le comunità; conseguentemente, un secondo vantaggio è stato quello di favorire
una diversificazione dei prodotti alimentari molto importante che ha ampliato
la dieta umana; un terzo vantaggio è stato quello di aver distrutto le barriere
culturali legate al cibo ed aver favorito una globalizzazione
dell’alimentazione. Purtroppo, però, vi sono anche degli svantaggi, a mio
avviso, come il sistema di lucro generatosi sull’industria agro-alimentare. Non
produciamo più cibo per sfamarci e garantire al nostro organismo il giusto
apporto nutrizionale ma le grandi multinazionali, sfamandoci, arricchiscono le
loro casse producendo un business malsano ed eticamente discutibile, nel quale
è presente anche il concetto consumistico del produrre più di quanto serva
effettivamente.
Inoltre vi è una ben più importante e toccante
questione da analizzare in seguito all’ultima evoluzione del sistema
agro-alimentare. Noi generazioni contemporanee, figlie e vittime di questo
sistema di produzione del cibo abbiamo perso coscienza della filiera produttiva
delle materie prime con cui sono fatti i nostri alimenti; ad eccezione di
pochissime realtà che hanno avuto il piacere di essere a contatto con la vita
contadina, la maggior parte dei giovani, negli ultimi decenni, sono solo
consumatori del prodotto finale. Ciò ha creato un gap generazionale tra giovani
e nonni, i quali, questi ultimi, non solo erano consumatori del prodotto
finale, ma erano anche produttori delle materie prime, garantendo così un cibo
sano e sicuramente genuino.
Le conclusioni in merito a ciò che ho voluto
raccontare in questo articolo non posso evidenziarle in quanto, come ho detto
in precedenza, questo scritto non ha nessun valore scientifico ma è una
semplice riflessione a voce alta e uno spunto per chiunque lo leggesse.
di Daniele Ciolfi per la rubrica “Nutrition network”
SUSI ABBONDANZA consulente nutrizionale e
d’integrazione. susiabbondanza@gmail.com
Per qualunque domanda non esitate a contattarmi, mi
farebbe molto piacere!!!!!!
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